OGINO KNAUSIl
metodo Ogino Knaus si basa su alcune considerazioni importanti:
1) avvenuta l’ovulazione la mestruazione compare dopo un periodo fisso di circa 12-16 giorni (fase luteale);
2) gli spermatozoi sopravvivono nell’apparato genitale femminile per circa 72 ore;
3) l’ovocita può essere fecondato entro 24 ore dallo scoppio del follicolo. Consente di fare una “predizione” del momento fertile, considerando fecondi i giorni che vanno dal 10° al 18° giorno a partire dall’inizio dell’ultima mestruazione.
Nei calcoli necessari per l’applicazione di questo metodo, la numerazione dei giorni del ciclo mestruale è fatta a ritroso, dall’inizio delle mestruazioni che chiudono il ciclo stesso. La ragione di questo “conto alla rovescia” sta nella constatazione che la fase luteale del ciclo ha una durata più uniforme nelle diverse donne che non la fase follicolare.
Perché il sistema di calcolo di Ogino-Knaus (dal nome dei due medici che l’hanno elaborato) abbia una sufficiente validità per una singola donna, occorre che sia conosciuta il più precisamente possibile la durata esatta del ciclo mestruale: si ritiene che ciò sia possibile dopo l’osservazione della durata di 12 cicli successivi, e i calcoli possono essere fatti con probabilità di successo se tali cicli presentano una sufficiente regolarità (con variazioni massime da 25 a 31 giorni, il che avviene nel 75% circa delle donne).
Qualche esempio chiarirà la questione. Una donna con un ciclo di 28 giorni sarà fecondabile dal decimo al diciassettesimo giorno del ciclo, mentre una donna con ciclo di 31 giorni lo sarà dal tredicesimo al ventesimo. Quando la durata dei cicli mestruali non è regolare, evidentemente il calcolo dei giorni fertili diviene più incerto. Esso è calcolato adottando la seguente formula: primo giorno di fertilità = durata del ciclo più breve – 18; ultimo giorno di fertilità = durata del ciclo più lungo – 11. Anche qui un esempio contribuirà a chiarire la questione nel caso di una donna per la quale i cicli dell’anno precedente abbiano variato tra un minimo di 25 giorni e un massimo di 31, il primo probabile giorno di fertilità sarà il settimo giorno del ciclo (25 – 18 = 7) e l’ultimo probabile giorno di fertilità sarà il ventesimo (31 – 11 = 20).
In realtà, il metodo di Ogino-Knaus difficilmente può essere applicato senza che la donna sia stata guidata da un ginecologo al quale siano state presentate le date d’inizio delle mestruazioni degli ultimi dodici cicli. Una parte almeno degli insuccessi registrati con questo metodo deve essere ascritta a errori di calcolo, piuttosto che a insufficienza del metodo stesso.
Ciò è chiaramente dimostrato da due statistiche americane: nella prima, condotta in ambiente colto è risultata una percentuale del 14% di gravidanze accidentali; nella seconda, condotta senza tenere conto dell’ambiente, è stata registra una percentuale del 38% di gravidanze indesiderate. Come si vede, i risultati sono molto variabili, e in complesso il metodo fornisce un grado di sicurezza piuttosto basso.
TEMPERATURA BASALE
Si basa sul fatto che durante l’ovulazione si ha un aumento della temperatura basale e si segue quindi, con un diagramma, l’andamento della febbre interna. Tra i numerosi limiti di questo metodo probabilistico, applicato manualmente, vi è il fatto che non individua l’inizio del periodo fertile ma solo la sua fine.
Inoltre, poiché le variazioni di temperatura in questione sono molto piccole (dell’ordine di pochi decimi grado), è importante sottolineare che per ottenere buoni risultati con questo metodo occorre ridurre al minimo tutte le possibili cause di variazione accidentale.
Ciò si ottiene prendendo alcune precauzioni elementari: anzitutto, la temperatura deve essere misurata sempre con lo stesso termometro (due termometri diversi, per quanto precisi, non danno mai valori identici); occorre poi che la misurazione sia fatta, ogni giorno, il mattino subito dopo il risveglio, sempre alla solita ora.
La misura della temperatura ascellare presenta troppe variazioni per fornire dati sufficientemente precisi; occorre, perciò, ricorrere alla misura della temperatura rettale (o di quella vaginale). Osserviamo qui, per inciso, che i valori così ottenuti sono un po’ superiori a quelli rilevabili al cavo ascellare, ma sono soggetti a variazioni minori. Se la misura della temperatura rettale o vaginale suscita una ripugnanza invincibile, si può ripiegare su quella buccale.
Una volta misurata la temperatura, il suo valore deve essere immediatamente trascritto su un grafico, facilmente ricavabile da un semplice foglio di quaderno quadrettato. Su di esso è, inoltre, opportuno segnare, con simboli, le possibili cause di anormali aumenti della temperatura corporea (raffreddori, mal di denti, viaggi, notti bianche, rapporti sessuali mattutini ecc.).
La curva tipica può essere così descritta: dalla fine delle mestruazioni fino al quattordicesimo giorno, la temperatura rettale si mantiene al di sotto dei 37°C, con un relativo abbassamento dal dodicesimo al quattordicesimo giorno e, talvolta, un minimo netto in corrispondenza della fase precedente l’ovulazione. Nei due o tre giorni successivi, si osserva un graduale aumento della temperatura rettale, che si stabilizza poi, fino alla fine del ciclo (inizio delle mestruazioni successive), su valori intorno a 37,1-37,2°C e ricade a 37°C il giorno precedente l’inizio delle mestruazioni. Lo stabilizzarsi della temperatura su valori al di sopra dei 37°C è segno dell’entrata in funzione del corpo luteo, e quindi dell’avvenuta ovulazione.
Il metodo termico, nella sua variante “rigida”, consente i rapporti sessuali solo dal secondo giorno di stabilizzazione della temperatura (plateau termico): in questo modo, si ottengono ottimi risultati (il tasso di insuccessi è inferiore all’1%). Va osservato però che non tutte le donne presentano una curva termica facilmente interpretabile e, in certi casi, l’aumento della temperatura è molto graduale e non si ha la stabilizzazione sul plateau che molto avanti nel ciclo: ne consegue, per questa ragione, una forte limitazione dei rapporti sessuali. La variante “semirigida” cerca di ovviare a quest’inconveniente, poiché consente i rapporti dal terzo giorno di ascesa della temperatura, purché essa sia progressiva e avvenga alla data abituale. I risultati sono un po’ meno soddisfacenti (4% di gravidanze).
IL METODO DEL MUCO CERVICALE – BILLING’S
Al fine di caratterizzare meglio il momento dell’ovulazione, è stata proposta l’osservazione diretta da parte della donna del muco cervicale espulso all’esterno, che subisce modificazioni durante la fase preovulativa, diventando più abbondante, chiaro e viscoso anche in considerazione delle trasformazioni chimico-fisiche. Il tutto è determinato dalla secrezione degli estrogeni e consente una maggiore risalita degli spermatozoi. Richiede quindi un adeguato addestramento nell’individuare i cosiddetti periodi “asciutti” e periodi “bagnati”.
Alcune donne possono dire con esattezza il momento ovulatorio, perché avvertono una lieve sintomatologia dolorosa pelvica, in corrispondenza dell’ovaio destro o sinistro, proprio in coincidenza con l’ovulazione. In alcuni casi infine il fenomeno ovulatorio si accompagna con la perdita dai genitali di piccole tracce di sangue, che in questo caso ha significato fisiologico e rappresenta uno dei segni più esatti d’ovulazione.
METODO SINTOTERMICO (O MISTO)
Con i metodi precedenti, i rapporti sessuali sono consentiti praticamente solo nei 10-12 giorni che precedono le mestruazioni (nei casi in cui l’aumento della temperatura è nettamente rilevabile), ma possono ridursi a 7-8, se l’aumento non è evidente e netto. Di conseguenza, è stato proposto di utilizzare i calcoli del metodo di Ogino-Knaus per la prima parte del ciclo, e il metodo della temperatura basale per la seconda. Il metodo che ne risulta, detto misto, è meno efficace del metodo termico da solo, ma più efficace di quello di Ogino-Knaus: il tasso d’insuccessi si aggira sul 10% di gravidanze accidentali.