Fondamentale è la prevenzione e l’attenzione ai segnali premonitori per combattere un tumore che ogni anno colpisce 4800 donne fra i 50 e 70 anni.
Responsabile di un numero di casi così alto è il ritardo diagnostico.
Infatti, il tumore dell’ovaio non dà sintomi nelle fasi iniziali ed i primi disturbi si manifestano quando le dimensioni sono già critiche.
Possibili indicatori precoci della presenza di tumore ovarico sono la difficoltà di digestione, distensione addominale, anoressia, nausea, mestruazioni irregolari, dolori e gonfiore addominale. Sintomi, tuttavia, di difficile diagnosi poiché sovrapponibili a malattie più comuni, ma che devono destare preoccupazione se si presentano insieme o in rapida sequenza e senza cause apparenti.
Particolare attenzione va posta ai principali fattori di rischio:
– la familiarità (spesso sottostimata), ossia madre, sorella o figlia affette da carcinoma ovarico
– specifiche alterazioni di geni, quali il BRCA1 e BRCA2 che possono generare l’insorgenza contemporanea di un carcinoma dell’ovaio e di un carcinoma della mammella
– menarca precoce
– menopausa tardiva
– non avere avuto nessuna gravidanza
– obesità
– l’uso di sostanze che inducono l’ovulazione.
Al momento la prevenzione è rappresentata dalla visita ginecologica, dall’ecografia transvaginale e dal dosaggio del marcatore CA125, il più utilizzato e specifico per il carcinoma dell’ovaio, ma non sufficientemente attendibile poiché i suoi valori possono essere elevati anche in patologie non neoplastiche.
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